La Psiconcologia

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Il cancro, nonostante i diversi progressi tecnologici in ambito oncologico, rappresenta da sempre una prova esistenziale sconvolgente.
Esso comporta delle ripercussioni non solo sulla dimensione fisica dell’essere umano ma interferisce con forza anche sulla dimensione psicologica, relazionale, spirituale ed esistenziale, non solo del paziente ma anche dei suoi familiari e del personale curante.

Per queste ragioni è necessario che l’assistenza alla persona affetta da cancro e i percorsi di cura si sviluppino tenendo in considerazione tutte le dimensioni dell’esistenza.
In quest’ottica «La psiconcologia si situa come interfaccia da un lato dell’oncologia dall’altro della psicologia e della psichiatria» promuovendo i modelli di cura improntati sulla presa in carico globale della persona.

Che cos’è la Psiconcologia?

La Psiconcologia nello specifico è una disciplina in continua evoluzione ed espansione che ha come focus il supporto psicologico alle persone che nella loro vita incontrano la malattia neoplastica e ai loro familiari.
Durante gli anni ’90, la psico-oncologia guadagna riconoscimento ufficiale come disciplina, con la creazione di società scientifiche e associazioni professionali dedicate a questo settore.

A chi si rivolge?

I principali campi d’intervento di questa disciplina sono: Il paziente, la famiglia e gli operatori.

  • Il paziente:Il trattamento della persona colpita dal cancro ha come obiettivo quello di migliorare la qualità della vita, offrendo uno spazio di accoglienza e ascolto in modo da supportare le necessità psicologiche che si vengono a creare in ogni fase della malattia. Attraverso l’uso del colloquio psicologico si aiuta il paziente a:
    • Sviluppare e rafforzare le risorse personali per fare fronte alla malattia in maniera attiva e positiva;
    • Gestire le difficoltà emotive e favorirne l’espressione;
    • Aiutare a tollerare l’incertezza;
    • Favorire l’elaborazione della “perdita” (della salute, di un ruolo, dell’integrità fisica, della bellezza, ecc);
    • Favorire la comunicazione tra paziente, famiglia e personale sanitario;
    • Favorire la costruzione di significato dell’evento malattia e l’integrazione nella propria esperienza soggettiva, prevenire possibili quadri psicopatologici.
  • La famiglia: la malattia di un familiare inevitabilmente ha delle ripercussioni su tutto il “sistema familiare” di appartenenza.

Il colloquio psicologico con la famiglia è orientato a favorire l’adattamento alla malattia, affrontando le emozioni e i cambiamenti che si verificano nella nuova quotidianità. L’obiettivo è di creare un nuovo equilibrio, che favorisca lo scambio e l’individuazione di strategie che possono aiutare a superare il momento di difficoltà.

  • gli operatori: è necessario favorire e sostenere il benessere psicologico degli operatori sanitari per “prendersi cura del paziente”. È auspicabile che gli operatori possano sperimentare una perdita di energia e la sensazione di aver esaurito le proprie risorse emozionali stando a contatto con la sofferenza dell’altro, per questo con il supporto psicologico è possibile gestire questi sentimenti e prevenire una possibile sindrome da burnout.

Quando è necessario rivolgersi a uno specialista in Psiconcologia?

Non esiste un momento specifico per richiedere aiuto ad un esperto.

In ogni momento della malattia il paziente e i suoi cari possono essere accompagnati e supportati. Chiedere aiuto in queste circostanze è assolutamente normale e non deve essere visto come un segno di debolezza né di incapacità di gestire e far fronte alla situazione.

Si consiglia la lettura del libro :“Riprendersi la vita dal trauma della malattia al ben essere dopo la guarigione”, di Elisa Faretta edizione MIMESIS/ fornitore della psiche .