DSM-5: disfunzioni sessuali ripartite in categorie

Le disfunzioni sessuali nel DSM 5

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A differenza della precedente edizione, nel DSM 5 i disturbi sessuali non sono più inseriti in una stessa categoria ma in tre categorie distinte: le Disforie di Genere, le Parafilie, le Disfunzioni Sessuali. Nel DSM-IV, le disfunzioni sessuali riguardavano il dolore sessuale o un disturbo in una o più fasi del ciclo di risposta sessuale. La ricerca suggerisce che la risposta sessuale non è sempre un processo uniforme lineare e che la distinzione tra alcune fasi (ad esempio, il desiderio e l’eccitazione) può essere artificiale.

Nel DSM 5, sono state aggiunte disfunzioni sessuali specifiche per genere, e, per le femmine, il Disturbo da Desiderio Sessuale e il Disturbo di Eccitazione Sessuale sono stati combinati in un unico disturbo: Disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile.

Ecco i criteri:

  1. Mancanza, o significativa riduzione, di desiderio/eccitazione sessuale, come manifestato da almeno 3 dei seguenti problemi:
    1. Assente o ridotto interesse per l’attività sessuale;
    2. Assenti o ridotti pensieri o fantasie sessuali/erotiche;
    3. Nessuna iniziativa di attività sessuale e nessuna risposta ai tentativi da parte del partner;
    4. Assente o ridotto piacere ed eccitazione sessuale durante l’attività sessuale;
    5. Il desiderio non è scatenato da alcuno stimolo sessuale;
    6. Assenti o ridotti cambiamenti genitali e/o non-genitali durante l’attività sessuale.
  2. I sintomi sono protratti come minimo per circa 6 mesi
  3. Il problema causa disagio clinicamente significativo o impedimenti;
  4. La disfunzione sessuale non è meglio giustificata da un altro disturbo di asse I e non è dovuto esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o a una condizione medica generale.

Anche il vaginismo e la dispareunia, che erano altamente in comorbidità e difficili da distinguere, sono stati conglobati nel disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione.

La proposta di riunirli in un unico disturbo è stata dettata dalla reale difficoltà di differenziare questi due disturbi nella pratica clinica. Di seguito i criteri:

  1. Persistente e ricorrente difficoltà in almeno uno dei seguenti problemi:
    1. Incapacità di avere una penetrazione vaginale;
    2. Marcato dolore pelvico e vaginale durante il rapporto o i tentativi di penetrazione vaginale;
    3. Marcata paura e ansia per la penetrazione vaginale o per il dolore pelvico e vaginale prima, durante o come risultato della penetrazione vaginale;
    4. Marcata tensione e indurimento dei muscoli pelvici durante i tentativi di penetrazione vaginale.
  2. I sintomi sono protratti come minimo per circa 6 mesi
  3. Il problema causa disagio clinicamente significativo o impedimenti;
  4. La disfunzione sessuale non è meglio spiegata da un altro disturbo di asse I e non dovuto

esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o a condizione medica generale.

Per il genere maschile, l’eiaculazione ritardata e l’eiaculazione precoce che nel DSM-IV erano inclusi nei disturbi dell’orgasmo, nel DSM-5 sono classificate in categorie diagnostiche a parte.

Nel DSM 5 vengono mantenuti il disturbo erettile, il disturbo dell’orgasmo femminile, il disturbo del desiderio sessuale ipoattivo maschile.

Il disturbo da avversione sessuale è stato abolito dalle categorie principali e relagato in “altre disfunzioni sessuali specifiche” a causa dell’uso raro e della mancanza di sostegno dai dati di ricerca. Studi clinici hanno evidenziato che gli individui a cui viene attribuita tale diagnosi, incontrano perfettamente i criteri per il Disturbo da desiderio sessuale o il Disturbo da desiderio sessuale ipoattivo. Per quegli individui che manifestano aperta avversione agli stimoli e alle situazioni sessuali è maggiormente indicata la diagnosi di Fobia specifica.

Per aumentare la precisione e ridurre sovrastime, le disfunzioni devono avere una durata minima di sei mesi, ad eccezione di quelle secondarie all’uso di sostanze psicoattive. Queste modifiche prevedono soglie utili per fare una diagnosi e distinguono transitorie difficoltà sessuali da disfunzioni più persistenti.

Per identificare l’esordio della difficoltà vengono utilizzati alcuni sottotipi: permanente/acquisito; generalizzato/situazionale

  • “permanente” se un problema sessuale è presente dalle prime esperienze sessuali
  • “acquisita” se i disturbi sessuali si sviluppano dopo un periodo di prestazione sessuale normale
  • “generalizzata” se le difficoltà sessuali non sono limitate a determinati tipi di stimolazione, situazione o partner
  • “situazionale” se le difficoltà sessuali si verificano solo con alcuni tipi di stimolazione, situazione o partner

E’ stata abolita la distinzione tra disfunzioni legate a fattori biologici o a fattori psichici, convenendo che spesso entrambi questi aspetti ne prendano parte.

Vengono inoltre presi in esame fattori inerenti il partner, la relazione, la vulnerabilità individuale, i fattori religiosi e culturali ed i fattori medici.

Ancora una volta però la raccomandazione è quella di considerare i sintomi sessuali come disturbi psichici solo dopo aver escluso ogni componente organica. La collaborazione tra specialisti diventa quindi ulteriormente valorizzata.