Insonnia: come influenza le nostre emozioni?
Nell’arco della vita capita a tutti di trascorrere qualche notte senza riuscire a dormire, quando accade per un periodo prolungato potremmo soffrire di insonnia e questo può avere un impatto negativo sulle nostre emozioni.
Cos’è l’insonnia?
L’insonnia è il disturbo del sonno più diffuso, secondo le definizioni utilizzate, ne soffre da un terzo ad un quarto della popolazione mondiale.
È un disturbo caratterizzato da insoddisfazione per la qualità o la durata del proprio sonno e si manifesta con uno o più dei seguenti sintomi:
- difficoltà di addormentamento;
- frequenti e prolungati risvegli notturni;
- risvegli precoci al mattino;
- una combinazione dei precedenti sintomi.
È esperienza comune non riuscire a dormire a seguito di eventi stressanti o di cambiamenti significativi nella nostra vita; queste situazioni vengono chiamate fattori precipitanti, perché provocano difficoltà a dormire soprattutto in chi ha una serie di caratteristiche individuali, dette fattori predisponenti, che lo rendono più vulnerabile a questo tipo di disturbo. Se la condizione di insonnia si risolve quando viene meno il fattore precipitante si parla di insonnia episodica; in altri casi, invece, il disturbo del sonno persiste nonostante non siano più presenti le condizioni che lo hanno innescato e si parla di insonnia cronica. Secondo il modello delle 3P di Spielman (Spielman, 1986) l’insonnia episodica si cronicizza perché subentrano alcuni comportamenti e alcuni processi cognitivi e fisiologici, detti fattori perpetuanti, che mantengono il disturbo nel tempo.
Chiunque abbia vissuto alcune notti insonni ha potuto sperimentare le ripercussioni negative che queste possono avere nelle giornate successiva. L’insonnia, infatti, ha anche conseguenze diurne, che compromettono il funzionamento sociale e lavorativo della persona che ne soffre; le principali sono:
- affaticamento, sonnolenza e stanchezza;
- difficoltà di attenzione, concentrazione e memoria;
- irritabilità.
Alcuni studi hanno evidenziato che, tra le conseguenze diurne dell’insonnia, è presente anche una riduzione della capacità di regolazione emotiva (Baglioni et al. 2010).
Cos’è la regolazione emotiva?
Con il termine “regolazione emotiva” si fa riferimento alla capacità di riconoscere e comprendere i propri stati emotivi e alla capacità di gestire efficacemente le emozioni, modulandone l’intensità e la durata attraverso strategie cognitive e comportamentali.
La regolazione emotiva è essenziale per il benessere psicologico di un individuo, perché permette di rispondere adeguatamente alle richieste e alle situazioni della vita quotidiana.
Quando sono presenti difficoltà di regolazione emotiva si parlerà di disregolazione emotiva, che può manifestarsi o con un’eccessiva intensificazione delle emozioni o con una loro disattivazione. Nel primo caso le emozioni vengono percepite come indesiderate, travolgenti, difficilmente tollerabili e la persona può sentirsi sopraffatta. Nel secondo caso la persona può sperimentare un appiattimento affettivo e “non sentire niente” in situazioni che, invece, dovrebbero suscitare una reazione emotiva, oppure può fare esperienze di tipo dissociativo (Leahy et al. 2011).
Diversi autori hanno identificato le varie strategie di regolazione emotiva che utilizziamo nella vita quotidiana ed hanno distinto tra strategie disfunzionali e funzionali in base al tipo di esito che comportano (Aldao et al. 2010).
Le strategie disfunzionali, generalmente associate ad un risultato negativo nel lungo termine, sono:
- l’evitamento, sia di situazioni o luoghi che di specifiche emozioni;
- il rimuginio e la ruminazione;
- la soppressione e il controllo dell’esperienza emotiva o dell’espressione delle emozioni.
Mentre, le strategie adattive includono:
- il problem solving;
- l’accettazione dell’esperienza emozionale;
- la ristrutturazione cognitiva.
Tuttavia, è bene sottolineare che l’efficacia delle strategie di regolazione emotiva dipende dal contesto ed è quindi altrettanto importante la flessibilità nel loro utilizzo, che permette di adattarsi alle diverse situazioni e ai cambiamenti.
Quindi, la suddivisione precedente va considerata valida soprattutto se le strategie vengono utilizzate in modo inflessibile e, in quel caso, tendono a risultare inefficaci nel regolare le emozioni nel lungo termine.
Che legame c’è tra insonnia ed esperienza emotiva?
Capita a molti di sperimentare come dormire poco o male influenzi negativamente il nostro funzionamento emotivo; diversi studi si sono occupati di indagare le difficoltà sul piano affettivo delle persone con insonnia ed hanno evidenziato che chi soffre di questo disturbo tende a sperimentare un numero maggiore di emozioni spiacevoli e un numero minore di emozioni piacevoli rispetto a chi dorme bene (Baglioni et al., 2011). Inoltre, gli insonni possono riscontrare difficoltà nel distinguere un evento emotivamente significativo da uno neutro: chi non dorme, cioè, può avere una reazione emotiva (rabbia, tristezza, ansia) anche in una situazione che, in condizioni di riposo, non susciterebbe alcuna emozione; la capacità del nostro cervello di segnalarci attraverso le emozioni cosa è importante per noi risulta quindi compromessa, come se tutto ciò che ci accade fosse importante (Simon et al., 2015).
Come accennato in precedenza, vari studi hanno dimostrato che i pazienti con insonnia hanno difficoltà di regolazione emotiva, utilizzano strategie meno adattive e meno flessibili. Questo conferma la sensazione, sperimentata da molti, di provare emozioni particolarmente intense e “incontrollabili” dopo aver passato notti senza dormire. Inoltre, gli studi mostrano che le difficoltà di regolazione delle emozioni, a loro volta, predicono una scarsa qualità del sonno.
Sembra, quindi, che la deprivazione di sonno e la disregolazione emotiva si influenzino a vicenda in un circolo vizioso che produce esiti negativi sulla salute a lungo termine.
Come l’insonnia influenza le emozioni
L’influenza dell’insonnia sulla regolazione delle emozioni è particolarmente rilevante perché potrebbe rappresentare uno dei meccanismi alla base dell’associazione tra insonnia e altri disturbi mentali e questo ha un’importanza significativa, sia dal punto di vista della prevenzione che da quello terapeutico.
L’insonnia, infatti, si presenta spesso in presenza di altri disturbi psichiatrici (Miller et al. 2020) e studi recenti suggeriscono che tra loro ci sia una relazione bidirezionale: l’insonnia può essere una conseguenza di altre psicopatologie, ma può anche contribuire direttamente al loro sviluppo, ad aggravare i sintomi e rende più probabili future ricadute. L’impatto che la deprivazione di sonno ha sulle capacità di regolazione emotiva è uno dei fattori coinvolti in questa relazione (Lancel et al., 2021).
Implicazioni per il trattamento
Considerando gli effetti negativi dell’insonnia sul funzionamento quotidiano e la relazione con l’insorgenza o l’aggravamento di altri disturbi mentali, è molto importante prestare attenzione alle alterazioni del sonno. Quando si presentano sintomi di insonnia, è necessario intervenire rapidamente per impedire che il disturbo diventi cronico; a questo scopo può essere utile rivolgersi ad un professionista che sappia aiutarci a gestire i fattori precipitanti, con interventi finalizzati al miglioramento delle capacità di regolazione emotiva, che, come abbiamo visto, hanno un ruolo rilevante. In questa fase è utile anche lavorare per impedire che si consolidino abitudini, che possono diventare nel tempo fattori di mantenimento, attraverso interventi comportamentali di igiene del sonno.
Il lavoro sulla regolazione emotiva non andrebbe trascurato anche nei casi di insonnia cronica, integrandolo alla terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia (CBT-I), che ha lo scopo di intervenire in maniera mirata sui fattori di mantenimento dell’insonnia, attraverso una serie di tecniche comportamentali e cognitive, tra cui la restrizione del sonno, il rilassamento e la ristrutturazione cognitiva. La CBT-I è un trattamento che si è dimostrato clinicamente efficace: gli studi mostrano che ha un’efficacia paragonabile a quella dei farmaci nel breve termine, ma superiore nel lungo termine, per questo, secondo le linee guida europee, la CBT-I rappresenta il trattamento di prima scelta per l’insonnia (Riemann et al., 2017).
Bibliografia
- Aldao, A., Nolen-Hoeksema, S., & Schweizer, S. (2010). Emotion-regulation strategies across psychopathology: A meta-analytic review. Clinical psychology review, 30(2), 217-237.
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- Baglioni, C., Battagliese, G., Feige, B., Spiegelhalder, K., Nissen, C., Voderholzer, U., … & Riemann, D. (2011). Insomnia as a predictor of depression: a meta-analytic evaluation of longitudinal epidemiological studies. Journal of affective disorders, 135(1-3), 10-19.
- Lancel M., Boersma G.J. & Kamphuis J. (2021). Insomnia disorder and its reciprocal relation with psychopathology. Current Opinion in Psychology, 41: 34-39.
- Leahy R. L., Tirch D., Napolitano L. A. (2013) La regolazione delle emozioni in psicoterapia. Guida pratica per il professionista. Edizioni Eclipsi.
- Miller, K. E., Brownlow, J. A., & Gehrman, P. R. (2020). Sleep in PTSD: treatment approaches and outcomes. Current opinion in psychology, 34, 12-17.
- Riemann, D., Baglioni, C., Bassetti, C., Bjorvatn, B., Dolenc Groselj, L., Ellis, J. G., … & Spiegelhalder, K. (2017). European guideline for the diagnosis and treatment of insomnia. Journal of sleep research, 26(6), 675-700.
- Simon, E. B., Oren, N., Sharon, H., Kirschner, A., Goldway, N., Okon-Singer, H., … & Hendler, T. (2015). Losing neutrality: the neural basis of impaired emotional control without sleep. Journal of Neuroscience, 35(38), 13194-13205.
- Spielman, A. J. (1986). Assessment of insomnia. Clinical Psychology Review,6(1), 11-25.